Camilla e Dario

Davvero questo libro racconta la storia di Dario e Camilla? Un uomo e una donna sullo sfondo della lotta partigiana e poi della politica comunista nel 1956: sarebbe questo l’oggetto, in estrema sintesi. A un certo punto, all’inizio del secondo capitolo, veniamo a sapere che Maria Rovano (Camilla) e Danilo Giorsetti (Dario) «non si incontrarono mai». Che storia è questa, allora? Torniamo indietro alle pagine introduttive e troveremo la risposta.

Vincenzo Santangelo, presentando il testo, si propone in quel caso di chiarire gli obiettivi della sua ricerca. Primo obiettivo: sottrarre le vicende di Camilla e Dario all’oblio, perché non si tratta solo di vicende personali. Per meglio dire, il nodo centrale è un altro: «i loro profili biografici, interagendo su più piani operativi, sono anche in grado di denominare con precisione figure e fatti dell’ambiente circostante, identificare e circoscrivere vere e proprie reti di relazioni orizzontali, ma connesse in senso verticale a personalità significative e importanti in ambito nazionale, definire identità, modi di essere, stili di vita, ragioni di una scelta».

Ecco la parola: una scelta. Con essa siamo già al secondo obiettivo, addirittura alla tesi principale: de+nire appunto i contenuti e le coordinate di una scelta. Dario e Camilla, storia di una scelta: sarebbe questo il titolo più appropriato del libro. Una scelta che caratterizza tutta una serie di persone, a cominciare da quelle che per Dario e Camilla sono amicizie comuni: Giovanni Guaita, Ludovico Geymonat, Antonio Giolitti, Italo Calvino e Paolo Spriano…